giovedì 27 novembre 2008

Il parco di Bomarzo


«Chi con ciglia inarcate et labbra strette non va per questo locomanco ammira le famose del mondo moli sette».
Queste sono alcune delle le frasi scolpite nella pietre del “Sacro Bosco” o, come viene più comunemente definito: «Parco dei Mostri di Bomarzo». Bomarzo è una località che dista una cinquantina di chilometri dal casello dell’autostrada che collega Roma a Milano. Da qui, è possibile giungere al casello di Attigliano, uscita obbligatoria per tutti coloro che vogliono visitare il fantastico Parco.
Personaggio singolare fu Vicino orsini uomo d'armi e letterato che fece costruire il parco dei mostri di Bomarzo tra il 1552 e il 1580 anni sicuramente votati ad un diverso e classicheggiante linguaggio architettonico. Nel parco di Bomarzo i principi e le norme del classicismo vengono totalmente ignorate in favore di un surrealismo che negli anni a venire sfocerà nel barocco .Opera, quindi, fantastica e anticipatrice dei tempi. Le visioni del barocco sono tutte qui e a saperle leggere sono rinchiuse tutte le angosce e gli interrogativi che nell’immediato futuro si sarebbero palesate in tutta Europa divenendo così moda. Le sculture e le architetture del parco mettono in dubbio la validità delle umane percezioni per favorire sensi di precarietà e relatività delle convinzioni percettive.
Esempio paradigmatico fra le tante sculture e architetture presenti nel parco è la “casa della fortuna” : edificio alto poco più di un piano che pende vistosamente da un lato. L’impressione che si ha è che la casa possa cadere appoggiandosi alla collina da un momento all’altro. Entrando nell’edificio si prova senso di vertigine e di straniamento. Il pavimento, inclinato, costringe lo sguardo a spingersi al di là della finestra verso il paesaggio collinare circostante, come a ricercare un punto di riferimento temporaneamente perduto.
E oltre ecco pararsi davanti a noi sfingi, elefanti colossali, ciclopi e teste infernali,delfini e draghi e un Grande ninfeo ad emiciclo e ancora iscrizioni: SOL / PER / SFOGARE / IL CORE/ VICINO / ORSINO / NEL / MDLII. E ancora un’orco con l’iscrizione : “ogni pensiero vola”.
Tutto sembra folle gioco o capriccio ma se si ha la possibilità di visitare il parco in solitudine e nel silenzio della natura si percepirà quella che io reputo la vera intenzione progettuale di Vicino Orsini : lo sradicamento delle convinzioni percettive più elementari che favoriscono la meditazione sulla relatività della vita e delle convinzioni umane. Nel Parco dei divertimenti allora il gioco diventa serio e non ha nulla a che vedere con i moderni Dysneyland dove il pensiero non è favorito ma interrotto con la forza, dove la bizzarria e la fantasia sono elementi preconfezionati e banali. L’intento ludico di Vicino Orsini è il mezzo per allargare la nostra percezione e i paradisi artificiali così ben descritti da Huxeley sono percepibili attraverso i mezzi della natura e del suo controllo puntuale. Natura ed artificio colloquiano in un equilibrio instabile, tellurico, le figure fantastiche emanate dalle rocce fanno da ponte fra soprassuolo e sottosuolo fra esperienza cosciente e visioni oniriche, la nostra visione cartesiana dell’universo è messa in dubbio, la storia della razionalità per un attimo azzerata. La fiorente vegetazione è interrotta qua e là dalla forza del sogno. Lo spazio così generato dilata l’orizzonte percettivo e sensibile, la logica è capovolta. Manipolazione della materia, come in un lucido ed arcano processo alchemico.Tutto ci rapporta al mito delle origini in questo strabiliante esempio di architettura del paesaggio che sa ancora, a distanza di secoli, parlarci con linguaggio quanto mai moderno e attuale
VOI CHE PEL MONDO GITE ERRANDO VAGHI / DI VEDER MARAVIGLIE ALTE ET STVPENDE / VENITE QVA DOVE SON FACCIE HORRENDE / ELEFANTI LEONI ORSI ORCHE ET DRAGHI.

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