Mente e spazio - Le città invisibili di Italo Calvino
Italo Calvino nel suo Libro “Le città Invisibili edito nel 1972 immagina che Marco Polo presenti a Kublai Kan, imperatore dei Tartari, i suoi appunti dei viaggi in Estremo Oriente, l’opera comprende cinquantacinque descrizioni di città, tutte con nome di donna. Queste sono suddivise in undici categorie, ognuna delle quali contiene cinque descrizioni di città. L’opera di Calvino rappresenta un resoconto di un viaggio avvenuto in una realtà “parallela” ma non per questo meno tangibile di quella ove siamo immersi fisicamente, vi sono dei punti di contatto fra le due realtà : la materia costruisce entrambe, essa, nell’opera di Calvino serve per uno spostamento del punto di vista e della conseguente significazione come nella città dei morti Argia :“Ciò che fa Argia diversa dalle altre città è che invece d'aria ha terra. Le vie sono completamente interrate, le stanze sono piene d'argilla fino al soffitto, sulle scale si posa un'altra scala in negativo, sopra i tetti delle case gravano strati di terreno roccioso come cieli con le nuvole…”Un libro come un progetto come un percorso in una realtà interiore ottenuta dalla commistione di elementi esterni ricombinati secondo logiche interne e secondo la coerenza del sogno e della fantasia, la materia resa vivente perché non ubbidiente alle leggi fisiche ma allo spazio dello spirito. La materia letteraria della stessa esattezza del cristallo, per Calvino ponte ideale fra la materia inanimata e il vivente, rete connettiva di esperienze, di suggestioni e volontà di ricostruzione. Percorso di cinquantacinque città reali e di cinquantacinque racconti di città altrettanto reali perchè dominio della memoria intesa come ricostruzione e archivio della realtà fisica sublimata e caricata di valenza spirituali e magiche.Così come nella scienza alchemica la trasmutazione della materia si attua perché vi è trasformazione spirituale.L’opera è permeata da uno spirito progettuale inteso come interpretazione, raccolta di dati e ricostruzione di un entità , di uno spazio che può essere soltanto psicologico ma che è lo stesso spazio che permea gli oggetti, le città reali nella visione soggettiva dell’uomo lo spazio “geometrico” non esiste se non nella nostra concettualizzazione della realtà, esso non è influenzato ma realmente costruito dalla nostra coscienza.«Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d'un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell'economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi. Il mio libro s'apre e si chiude su immagini di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici ». Le città invisibili vanno anche oltre il progetto architettonico : il progetto ha bisogno della prosecuzione nel reale per restituirci un senso, il progetto ha bisogno della materia, della costruzione, esso và interpretato nella realtà del costruito, Le città di Calvino, invece, rappresentano uno spazio compiuto, cristallizzato nelle pagine e trasferito nella sensibilità del lettore.Calvino appronta una scacchiera virtuale dove le pedine posso essere spostate a piacere dal lettore al fine della costruzione interiore della realtà.L’architettura di Calvino è invisibile al mondo esterno ma si concretizza nella costruzione interiore di spazi e di relazioni dove l’arte combinatoria della nostra mente attingendo dalla memoria e dall’attimo presente costruisce il nostro vero mondo. Il sogno di Marco Polo si scontra con la razionalità di Kublai Khan :“…Nelle Città invisibili ogni concetto e ogni valore si rivela duplice: anche l'esattezza. kublai Khan a un certo momento impersona la tendenza razionalizzatrice, geometrizzante o algebrizzante dell'intelletto e riduce la conoscenza alla combinatoria dei pezzi di scacchi d'una scacchiera: le città che Marco Polo gli descrive con grande abbondanza di particolari, egli le rappresenta con una o un'altra disposizione di torri, alfieri, cavalli, re, regine, pedine, sui quadrati bianchi e neri. La conclusione finale a cui lo porta questa operazione è che l'oggetto delle sue conquiste non è altro che il tassello di legno sul quale ciascun pezzo si posa: un emblema del nulla... "(*)(*): Italo calvino, Esattezza pag.80, Lezioni americane, Mondadori 1993Le città invisibili si materializzano nella nostra mente come possibilità combinatoria del reale oltre la logica geometrica cartesiana e si prestano ad interpretazioni e significazioni altre da quella che a volte può essere intesa come banale e scontata realtà.
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