venerdì 28 novembre 2008

Le sette opere di Misericordia


Oggi mi propongo di analizzare un dipinto forse poco famoso di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio : “Le sette opere di Misericordia” realizzato nel 1607 da Caravaggio è conservato presso Il Pio Monte della Misericordia in Via dei Tribunali a Napoli. Una caratteristica presente in tutti i dipinti del Caravaggio è l’ intrinseca dinamicità dei personaggi e dello spazio raffigurato che, sembrano, avere un loro interno movimento. Essi presentano un energia interna che li rende vivi in un luogo dove oltre alle tre coordinate spaziali sembra essere presente anche quella temporale associata al movimento; ma di che genere di movimento si tratta? E attraverso quali illusioni ottiche il Caravaggio lo pone in essere? La pittura e l’architettura del rinascimento sottolineavano a livello percettivo quello che era il pensiero dominante del tempo : l’esistenza di un centro, dell’uomo al centro dell’universo, L’uomo di Leonardo inscritto in un cerchio ne è un chiaro esempio. La figura geometrica che meglio rappresentava il concetto di centro unico era appunto il cerchio nelle spazio bidimensionale e la sfera in quello tridimensionale. Nel seicento e forse già prima con Michelangelo Buonarroti l’uomo non è più l’unico fulcro e la concretezza realistica si compenetra alla metafisica spiritualità. Ma torniamo alle sette opere di misericordia: tutta la composizione si sviluppa secondo una traettoria ellittica e va in profondità trasformando l’ellisse nel suo solido corrispondente creando un spazio estremamente dinamico, il centro della composizione è vuoto e questo contribuisce a creare ancor più il senso del movimento mentre uno dei fuochi dell’ellissoide corrisponde alla mano dell’angelo che sovrasta tutta la composizione e che sembra appoggiata ad un sostegno invisibile quasi a comprimere l’atmosfera sottostante e a pregnarla di energia potenziale, le dita dell’angelo e la direzione dello sguardo definiscono due distinti punti di fuga prospettici dell’intera opera sottolineando la “centralità” dell’angelo che con lo sguardo illumina la donna che soddisfa l’assetato. Questa breve lettura geometrico-spaziale dell’opera non certo vuole lasciar intendere che l’autore sia partito da schemi grafici per poi costruire l’intera opera ma vuole dimostrare come lo spostamento di un centro metafisico abbia il suo correlato nello spostamento di un centro geometrico, come le masse del rinascimento vengono rese dinamiche dallo spirito barocco creando una spazialità inquieta e drammatica .

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