giovedì 12 febbraio 2009

Tempesta elettromagnetica


La rivoluzione musicale degli ani sessanta passa attraverso la cultura psichedelica che interessa la musica, l’arte visiva e la moda: si ricerca l’espansione della coscienza e il collegamento con l’universo in accordo con il pensiero filosofico religioso orientale, la musica diviene luogo della mente, conforma spazi mediante sinestesie e lo fa attraverso commistione di stili suoni e rumori presi direttamente dalla natura oppure generati da apparecchiature elettroniche analogiche. La creazione di spazi sonori avviene trasferendo i suoni della realtà in un contesto nuovo, alterato e artificiale allo scopo di creare stati di coscienza alterati, Le matrici blues e popolari vengono arricchite con sperimentazioni sonore debitrici dell’opera di J. Cage ed Edgar Varese. Jimi hendrix meglio di tutti parte dalla struttura blues per stravolgerla con effetti speciali e dilatarla attraverso rumori prodotti dall’interazione chitarra–amplificatore. Interferenze vibratorie e campi elettromagnetici generano un caos controllato che si organizza e prende forma sonora, Hendrix dipinge lo spazio attraverso il suono, un suono che da coacervo indistinto assume la forma delle cose come un ectoplasma, si organizza in un flusso di materia che crea nell’ ascoltatore sensazioni spazio-temporali alterate. Hendrix ci trasporta in un paesaggio sonoro ai margini della percezione cosciente stravolgendo la linearità cartesiana della nostra schematizzazione del reale. Lo strumento medium è la chitarra elettrica che attraverso i pick up trasforma vibrazioni meccaniche in impulsi elettromagnetici che a loro volta vengono reinmessi nello spazio sotto forma di onde meccaniche grazie all’amplificatore. Hendrix è maestro nel trasformare le onde meccaniche così generate in nuovi impulsi elettromagnetici attraverso il controllo dell’effetto larsen, l'effetto si innesca quando il microfono della chitarra capta dall'altoparlante una frequenza, in un dato momento più forte delle altre, che quindi viene amplificata e riprodotta a sua volta con ampiezza via via crescente, virtualmente illimitata, fino alla saturazione dell’amplificatore. La vibrazione meccanica crea un’onda elettromagnetica che a sua volta amplifica l’onda sonora, questo passaggio fra ambiti diversi della natura ondulatoria della realtà genera suoni mai uditi in natura, si crea un interazione fra mondi: l’integrazione della mente con la doppia natura meccanica ed elettromagnetica della realtà.

2 Commenti:

Blogger Marika Vecchiattini ha detto...

Ciao Claudio, quindi l'arte è in grado di rendere disponibile a tutti, in maniera esperienziale, quello che la scienza racconta ai suoi iniziati tramite dati e numeri... c'è un piccolo libro, "Fisica Lisergica" di Alessandro Haag, edito da Castelvecchi, che parla della natura ondulatoria della realtà proprio come dici tu: partendo non da basi scientifiche ma dalla musica e dalla cultura psichedelica. Quando ho letto il tuo post mi è subito venuto in mente di segnalartelo :-)

27 febbraio 2009 alle ore 07:01  
Blogger Claudio ha detto...

Benvenuta!
Si l'arte "funziona" fin quando vi è una interrelazione profonda fra l'opera e il fruitore, essa inoltre spesso anticipa visioni della realtà che la scienza da sola non riesce a dare, ti ringrazio per la segnalazione: non conosco ancora questo libro e penso sia di grande interesse, non mi mancherà ancora per molto!

27 febbraio 2009 alle ore 07:34  

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